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Alla ricerca della stella serpentina

L’inverno si sta esaurendo, almeno da calendario, e la temperatura del mare ai suoi minimi stagionali. Con questo freddo in mare non è facile incontrare imbarcazioni a parte i pescatori che per lavoro debbono uscire comunque a calare le reti.
In immersione, sul fondo, più o meno si rispecchia la stessa cosa, la distesa sabbiosa, in estate frequentata da tanti pesci e crostacei, ora è un deserto apparentemente disabitato.
Ma l’ambiente marino non è mai completamente disabitato, infatti basta un po’ di pazienza e si scorge qua e la qualche lumachino, delle stelle marine e tanti buchetti nella sabbia testimoni che li sotto si trovano delle vongole.

Con il freddo però è più facile incontrare quelle che più comunemente chiamiamo stelle serpentine.Queste però pur facendo parte degli Echinodermi come le vere stelle marine di fatto non lo sono, essendo più precisamente delle Ofiure.

Gli Ofiuroidei sono comunemente considerate come stelle di mare un po’ particolari, in quanto al pari delle stelle sono costituite da un corpo centrale sul quale si innestano alcune braccia: in realtà le differenze tra le due classi sono piuttosto nette, e alcune sono facilmente evidenziabili anche ad un esame esterno superficiale. Le braccia, ad esempio, sono sempre lunghissime rispetto al corpo, serpentiformi, appuntite, e soprattutto prive di solco ambulacrale: i pedicelli, quando presenti, non servono alla locomozione, quanto piuttosto a facilitare la percezione e la presa del cibo.

La caratteristica più saliente di questo piccolo abitante del mare è il fatto che ha una mobilità maggiore rispetto alle stelle marine e che per il movimento utilizza tutte le sue braccia serpeggiando sulla sabbia, di qui il suo soprannome.
nel mare di Rimini sono presenti due tipi di ofiure, le Ophiotrix  fragilis  che abitualmente incontriamo, con ogni temperatura, nascoste tra le rocce o i mitili. E l’Ophioderma longicaudium o serpentina liscia.

Con questo freddo nuotando a pochi metri dal fondo si incrociano le serpentine lisce assistendo ad un fuggi fuggi generale, infatti questa ofiura non ama insabbiarsi come le sue cugine stelle marine, preferendo la fuga.

I ragazzi istintivamente cercano di bloccarle e quel punto accade uno spiacevole evento, il piccolo amico per svincolarsi perde le braccia. Sicuramente non è bello far del male ma in questo caso non è una tragedia infatti tutte le ofiure mostrano capacità rigenerative sorprendenti, specie per la rapidità con cui avvengono. La capacità di autotomizzarsi le braccia, che restano facilmente tra i denti o tra le braccia dell’aggressore, è una strategia per liberarsi dall’aggressore per poi allontanarsi rapidamente.

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Filippo Ioni