Non sono mai stato pratico del dialetto, ma ricordo che sul molo c’era chi li chiamava Goatti, ma il nome che andava per la maggiore era paganel. Ricordo che erano molto scuri quasi neri.
Quando pescavo dei pesci simili, ma molto più chiari, marroncini maculati, alcuni azzardavano a dire che erano le femmine altri che non erano paganel ma dei grattasassi.
Ora che riesco ad osservarli nel loro ambiente mi sono reso conto che sotto al molo tra gli scogli non c’è solo il paganello.
Di ghiozzi, o meglio di Gobidi, ne esistono più di duecento sottofamiglie in giro per i mari del mondo, dai tropici ai vicini limiti dei mari del nord, sino in Baltico, questo a motivo della sua estrema adattabilità ad ogni condizione marina, solo per curiosità, alcune specie abitano persino le caverne sottomarine.
Nel mare di Rimini ve ne sono almeno quattro o cinque tipi diversi .
Tra cui il Gobius niger, ghiozzo nero quello che molti riminesi chiamano Paganello. Il “Gobius paganellus” Ghiozzo paganello quello più chiaro che erroneamente chiamavo gratta sasso ed il “Gobius cobitis” o Ghiozzo testone quello che ora molti chiamano Go. Quest’ultimo ha un carattere molto schivo a differenza dei primi due. Il Niger non si allontana mai troppo dagli scogli e raramente vive solitario. Il ghiozzo paganello talvolta si azzarda ad allontanarsi sulla distesa sabbiosa. I ragazzi della Gian Neri lo incontrano spessissimo è quasi onnipresente. Difficile osservarlo quando si nasconde tra gli scogli, ma facilissimo da avvicinare quando si trova sulla sabbia. Cerca sempre comunque un riparo dove acquattarsi. Un piccolo sasso, gusci di ostrica o di cozza, una cima abbandonata o semplicemente un avvallamento nella sabbia.
Abbastanza sicuro della sua protezione e comunque conscio che sulla sabbia difficilmente troverà altri nascondigli resiste fino all’ultimo prima di fuggire. Di fatto facile preda dei nostri scatti fotografici.
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Filippo Ioni