La primavera sboccia e per fortuna le condizioni meteo dello scorso fine hanno permesso la prima uscita del gruppo di allievi di terzo grado: sole e temperature miti all’aria, ma grande paura di incontrare freddo in immersione.
Durante la navigazione gli allievi ripassavano l’esercizio, ma lo sguardo era sempre orientato al mare per vedere se il colore dell’acqua migliorava. Subito fuori dal porto canale era molto brutta per l’influenza del fiume, ma per fortuna già a metà strada le cose via via migliorano.
Arrivati sul punto di ormeggio dapprima posizioniamo la nuova boa per sostituire quella strappata dall’ultima mareggiata, e poi finalmente tutti in acqua. Un brivido percorre la schiena di tutti, lo strumento segna solo 10°, ma l’attenzione all’esercitazione da svolgere fa sopportare il gelo per più di cinquanta minuti a tutti.
La vita sul fondo è ancora in letargo, le cime sono avvolte da nuvole di idroidi del tipo tubularia crocea, animale molto sensibile alla temperatura e che muore quando l’acqua è troppo calda.
Di solito quando si incontrano gli idroidi si cerca di porre molto attenzione a cercare i loro predatori, i bellissimi nudibranchi. Questa volta però non è stato troppo difficile, perché si incontravano ovature ovunque e tanti tanti nudibranchi.
L’immersione però non è da ricordare solo per il numero di esemplari, ma per la loro varietà, in poco spazio ne abbiamo incontrati di ben sei tipi. Tante Faceline bostoniensis, Faceline dubie, Flabelline pedate, un paio di rari Doto carenata, una Tordisia azmanii e un rarissimo Cumannotus Beamonti.
Quest’ultimo scovato proprio a fine immersione, quando impegnati nel togliere l’ormeggio, decidiamo di ripassare in quel punto dove una particolare ovatura ci aveva incuriositi.
Sicuri di essere di fronte a ovature differenti da quelle delle Faceline, proviamo a sbirciare tra i rametti di idroidi ed eccolo lì, una macchietta rosacea inconfondibile. Disturbato l’esemplare mette in atto una sua particolare capacità, nuotando verso il fondo. Infatti il Cumanotus è uno dei pochissimi nudibranchi capaci di nuotare e lo fa mediante una sinuosa contrazione ritmica dei cerati.
Al rientro in porto, il freddo oramai era dimenticato, tutti parlavano dell’immersione dei nudibranchi.
di Filippo Ioni
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