Ora il grande caldo ci fa dimenticare la fredda e piovosa primavera appena passata, un 2015 pazzerello che deve aver scombussolato l’orologio biologico della seppia; infatti quando, in primavera le temperature salgono, l’orologio biologico della seppia segna l’arrivo della prima stagione degli amori, la seconda avverrà in autunno.
Fatto stà che però di seppie quest’anno se ne sono viste pochine, speriamo appunto a causa del clima, anche se forse dovremmo realisticamente ripensare al sistema barbaro di pesca.
Normalmente la seppia è un animale piuttosto solitario, e non ama la presenza dei suoi simili. Trascorre molte ore del suo tempo nascosta nel fondale sabbioso completamente mimetizzata, al riparo dai predatori e sempre in agguato per aggredire piccole prede come gamberetti e piccoli granchietti di cui è ghiotta. Forse per la sua abitudine si seppellirsi, anche solo in parte, nella sabbia, Spesso noi sub le passiamo vicino senza notarla in parte ma anche perché può cambiare il colore della sua pelle a seconda delle esigenze ambientali.
Da prima le più impazienti, ma poi la grande massa della popolazione delle seppie adulte iniziano una solitaria migrazione stagionale.
Intervallando momenti di nuoto veloce con la loro caratteristica propulsione a razzo, assicurata dall’espulsione violenta dell’acqua grazie alla contrazione del corpo. Con momenti di pausa in cui si lascia trasportare dalla corrente ripiegando gli otto tentacoli brevi e nascondendo i due più lunghi, muniti di ventose, dentro la tasca posta sotto gli occhi e mantenendosi in equilibrio, grazie ad un lievissimo ondeggiare della pinna circolare che orna il corpo.
Faticosamente, e rinunciando in parte a cacciare e a nutrirsi, cercano di raggiungere la costa. Prima arrivano i maschi, seguiti poi dalle femmine.
Arrivati nelle acque basse vicino alla costa i maschi cominciano a cercare le femmine ornandosi con pigmenti estremamente vivaci: sul fondo bianco del corpo spiccano ondulate linee rosso fuoco. Il cosiddetto “braccio” l’ectocotilo, ossia un tentacolo modificato per la riproduzione, viene aperto lateralmente, così da comunicare la sua disponibilità all’accoppiamento. La femmina, mantenendo un colore del tutto neutro, comunica la sua disponibilità all’accoppiamento. Talvolta i maschi per conquistare le attenzioni della femmina lottano contrastandosi con i potenti tentacoli.
I maschi di seppia sono disposti a tutto, anche a travestirsi, assumendo le sembianze femminili, per passare inosservati sotto il naso, o meglio i tentacoli, dei maschi più grossi intenti ad amoreggiare con il gentil sesso. Così, evitando gli scontri con i rivali, cercano di raggiungere e di unirsi a una agognata compagna, una volta che il rivale in amore si allontana per scacciare un possibile nemico.
Durante l’accoppiamento il maschio e la femmina si uniscono con i tentacoli; il maschio inserisce i semi in una particolare tasca della femmina. Questa, successivamente, produce le uova ed avviene la fecondazione. Le uova fecondate sono dei grappoli neri che sembrano uva (in effetti c’è chi le chiama “uva di mare”) ancorate a delle piante marine e a breve nasceranno delle seppioline. Avvenuta la deposizione, spesso la femmina muore.
Sempre in questo periodo l’orizzonte di mare si riempie di tante bandierine colorate e navigare sottocosta si trasforma spesso una zigzagare tra mille ostacoli.
Ma cosa si cela sotto quelle boe?
Sono tutte nasse, attrezzatura di pesca, che i furbi pescatori, ben consapevoli delle abitudini e necessità riproduttive delle seppie, calano in acqua. Strumenti di inganno che attirano le ignare seppie durante l’avvicinamento alla costa proponendo invitanti alcove adornate di foglie d’alloro dove perpetrare la stirpe.
Le stanche seppie, ignare dell’inganno, entrano nella trappola per depositare le uova, senza però poterne uscire più se non nella cassetta del pescatore.
Un sistema di pesca selettivo, forse, poichè il pescatore se la seppia e piccina la può liberare, ma non dimentichoamoci di tutte quelle uova che la seppia deposita sulla nassa e che il pescatore lava via con l’idropulitrice distruggerndo la seppie del domani.
Per quelle uova di seppia che risecono a sfuggire alla brutta sorte ora è il momento di schiudersi così tante piccole seppiette inizieranno la loro vita, da prima in acqua bassa e poi, a mano a mano che cresceranno sempre più in fondali profondi ritornando verso il largo.
Articolo di Filippo Ioni
L’articolo 2015_08_10_corriere