La stagione delle nebbie è arrivata, momento dell’anno dove è forse difficile trovare lo stimolo giusto per prendere il gommone ed uscire in mare, ma quando il meteo lo permette non si può rinunciare.
Martedì mattina il mare era una tavola, i pescatori riferiscono che anche l’acqua è bella e in poco partono i caroselli di messaggi con il cellulare. L’organizzazione notturna è partita. Molti sono presi in contropiede, per il poco tempo di preparare l’attrezzatura, ma i Ragazzi della Gian Neri devono essere sempre pronti con la cesta dell’attrezzatura e in poco si forma il gruppo. Appuntamento alle diciannove al porto, si va in notturna.
Serata tipicamente novembrina con nebbiolina e una luna piena che fatica a far capolino tra le nuvole. Usciamo in un mare piattissimo, si sta bene, le mute ci proteggono dal rigore e poi l’acqua non è ancora freddissima: le aspettative sono tante.
In acqua subito l’incontro con un pesce ago, Syngnathus taenionotus. Pesce dal corpo molto allungato, simile a un bastoncino, provvisto di numerosi anelli ossei cutanei. Il muso è lungo circa 7 volte la sua altezza, abbastanza appiattito lateralmente e con bocca che si apre obliquamente. Colore bruno chiaro o verdastro, con bande trasversali scure. Lunghezza fino a 25 cm. Specie abile al nuoto, ma che preferisce rimanere sempre a contatto con il fondo. Vive sui fondali sabbiosi e fangosi con alghe e a Zostera, in acque basse anche salmastre di laguna. Il maschio possiede una borsa incubatrice lungo il ventre, nella quale vengono portate prima le uova e poi i piccoli fino al parto. Si nutre di piccoli organismi planctonici.
Ma l’immersione non finisce li, anzi: un robetto, diverse sogliole, giovani mormore e intraprendenti saraghi. Tra gli scogli in agguato uno scorfano e diversi grossi granchi favollo, per non citare i tanti gamberetti. In acqua libera meduse e calamari.
L’immersione dura più di un ora, incurati del freddo e increduli di trovare ancora così tanta vita sottomarina, infatti quando le temperature scendereanno ulteriormente molte specie andranno in letargo e la sabbia, ora brulicante di vita sembrerà più un deserto di ghiaccio.
di Filippo Ioni
l’Articolo 2015_11_17_la_voce