L’aragosta è il crostaceo senza dubbio più famoso ed apprezzato dal punto di vista alimentare.
Come tutti i crostacei ha il corpo rivestito da una spessa corazza che costituisce l’esoscheletro, la crescita deve avvenire perciò per mute successive con le quali l’animale si libera della vecchia corazza e ne costruisce una nuova più grande. Durante tutta la sua vita non smette mai di crescere ed è un animale piuttosto longevo: può infatti vivere anche fino a 70 anni e raggiungere dimensioni attorno ai 50 cm ed un peso di 8 kg.
Il corpo è provvisto di tredici paia di appendici cinque delle quali vengono usate per camminare, un paio è costituito da lunghe antenne, possiede una coda, il telson, a forma di ventaglio, gli occhi sono situati in cima a peduncoli mobili, non si osservano chele, il corpo e cosparso di spine e tubercoli, la colorazione è rosso violacea con macchie più chiare.
In Mediterraneo è prevalente la specie “Palinurus elepha” e l’adiratico non fa eccezione, però mentre è molto presente in Croazia e nell’Adriatico meridionale, sulle coste Romagnole è cosiderata rara per il fatto che a diferenza dell’astice gradice un fondale molto più roccioso. Di qui la meraviglia e felicità dei Ragazzi della Sub Rimini Gian Neri quando quest’estate hanno documentato la presenza di una famiglia molto numerosa sul relitto della piattaforma Paguro.
Non confondiamola con l’Astice
Nonostante una superficiale somiglianza, si tratta di due crostacei molto diversi, imparentati solo alla lontana, e classificati, è vero, nello stesso ordine dei Decapodi, ma in due famiglie differenti. L’astice negli Astacidei e l’aragosta nei Palinuri. Ciò significa che sono parenti più o meno quanto lo sono cane e gatto, per cui è del tutto da sfatare la credenza, tuttora piuttosto diffusa, che si tratti del maschio e della femmina della stessa specie.
Inoltre il termine “astice” designa una specie ben precisa e cioè Homarus gammarus, mentre il termine “aragosta” si può indistintamente riferire a tutti i Decapodi Palinuri.
Le differenze sono molteplici e notevoli; le più evidenti sono la presenza di chele (presenti sulle prime tre paia di arti negli Astici ed enormemente sviluppate nel primo paio, assenti invece in tutti gli arti nelle Aragoste) e la forma delle antenne (munite di un lungo peduncolo biarticolato nei Palinuri, non peduncolate negli Astacidei).
Di Filippo Ioni
L’articolo 2015_09_21_corriere