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La Grande Cernia

Gli scambi di immagini rubate a Portofino continuano a girare tra i gruppi di WhatsApp; la soddisfazione dei nuovi sub nel vedere il ricco mare della riserva marina riecheggia facendo da stimolo per l’iscrizione ai nuovi corsi.

Ci sarebbe modi di parlate di tanti soggetti, ma è di dovere lasciare uno spazio di primo piano alla Grande Cernia. Fabio e Desi l’hanno inseguita cercando di strappare un’immagine da conservare tra i più cari ricordi. La cernia bruna rappresenta, da anni, un pesce simbolo del Mediterraneo.

Agli albori della subacquea, negli anni ’50, i primi pescatori subacquei sportivi iniziarono ad esplorare il “mondo del silenzio” cacciandola senza tregua, ancora la pesca con le bombole e fucile era consentita. Le cernie brune, che possono vivere fino a 50 anni, raggiungere i 150 cm e 90 kg di peso, diventarono la preda più desiderata dal subacqueo dedito alla pesca in tana.

cerniaPesce stanziale, molto longeva, e purtroppo lenta nel raggiungere la maturità sessuale, la cernia è un ermafrodita proteroginico: nasce femmina e diventa maschio, all’occorrenza, dopo i 12 anni. Quindi le cernie di grandi dimensioni sono spesso individui maschi e sono tra le prede più ambite dai pescatori subacquei alterando il processo di riproduzione delle popolazioni costiere.
Per le sue carni pregiate, la cernia ha assunto presto un importante valore per la pesca commerciale, rendendola oggetto di pesca intensiva ed indiscriminata.

Alla fine degli anni’90, a causa dell’eccessivo sfruttamento commerciale, dell’aumento dell’inquinamento, e per il complesso processo di riproduzione, le popolazioni di cernie lungo le coste del Mediterraneo divennero sempre più rare.
Nel 1995 è inclusa nel protocollo sulle “Aree Specialmente Protette e la Biodiversità in Mediterraneo” della “Convenzione per la protezione dell’ambiente marino e la regione costiera del Mediterraneo” (Convenzione di Barcellona). Dal 2004 compare tra le specie a rischio della Red List dell’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura).

La Cernia icona del rapporto tra l’uomo e il Mediterraneo, con il passare del tempo diventa il simbolo del mutato rapporto tra sub e il mare.

Alla fine degli anni ’80 sono state istituite le prime aree marine protette in Italia, nel 1999 quella di Portofino, inizia un’epoca segnata da una nuova coscienza ambientale, si comprende che le risorse sono esauribili e che la biodiversità è una ricchezza da tutelare.

L’eco turismo ha dimostrato che la natura genera benefici economici enormi, le aree marine protette attraggono migliaia di subacquei ogni anno. Per la sua longevità, per le imponenti dimensioni che raggiunge e per la curiosità nei confronti dei subacquei, la cernia ha un valore ben maggiore come soggetto da osservare e fotografare ogni giorno, piuttosto che gustata a tavola da pochi commensali in una serata al ristorante.
Grazie alle misure di protezione, le cernie fortunatamente sono tornate a ripopolare le coste del mediterraneo.

E’ confortante sapere che oggi, ad esempio a Portofino, i giovani subacquei hanno la possibilità di immergersi nel mare nostrum, e osservare il pesce simbolo dell’effetto riserva, la cernia bruna, che da ambita preda è tornata ad essere predatore, ripopolando un ambiente dove l’uomo è un curioso spettatore, e l’unica arma di cui si dota è l’obiettivo fotografico.

 

Autore Testo: Filippo Ioni
Autori Foto: Desirè Zandoli e Fabio Buda