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Cosa sta succedendo al nostro mare? Perché così tante Meduse?

In questi giorni è alla ribalta dei social un eccezionale “bloom” di meduse che ha colorato di rosa gli specchi d’acqua del golfo di Trieste e quello di Comacchio. Un’invasione di centinaia di esemplari di Rhizostoma pulmo, quella che comunemente viene definita “polmone di mare”. Meduse sono presenti nel nostro mare già da inizio ‘900, ma da inizio degli anni duemila questi bloom sembrano essere diventati più frequenti e durare più a lungo.

Il fenomeno non è circoscritto; sicuramente tutti ricordano che anche qui a Rimini le ultime estati sono state caratterizzate per l’enorme quantità di meduse: in particolare di ‘polmoni di mare’, ma anche di ‘cassiopee’ (Cotylorhiza tuberculata).

Polmone di Mare “Rhizoztoma pulmo”: ha un cappello opalescente con i bordi sfrangiati blu e viola, e possono raggiungere dimensioni ragguardevoli, fino a 50-60 cm di diametro e 10 chili di peso. Si nutre prevalentemente di crostacei e fitoplancton, che ingloba secernendo un muco ricco di tossine. Non è una specie particolarmente urticante: in alcune baie italiane forma anche popolazioni stanziali, tendenzialmente stabili durante tutto l’anno.

Cassiopea “Cotylorhiza tuberculata”: ha un cappello che raggiunge i 30 cm, con l’ombrello a forma di disco e una gobba rotonda e gialla al centro, per questo motivo viene anche chiamata “uovo all’occhio di bue”. Se si ha il privilegio di incrociarle fuori dagli scogli si può notare che sotto il cappello trovano spesso ospitalità dei piccoli pesci, i sugherelli. In tanti, dopo aver scoperto che non sono pericolose (hanno un bassissimo livello urticante), ne restano affascinati.

Ma qual è il motivo che stà dietro a questo fenomeno? E’ tutta colpa dell’inquinamento? Certo che no, le meduse vivono solo in acque pulite; e allora cosa potrebbe essere?

Gli esperti stanno affermando sempre più le strette correlazioni con l’innalzamento termico dei mari e la diminuzione dei loro predatori e dei loro competitori alimentari. Quest’ultima variabile è soprattutto associata all’eccessivo sforzo di pesca dell’uomo verso quelle specie che si nutrono di fito e zooplancton, ivi compresi gli stadi larvali delle meduse. E sono soprattutto i grandi sciami di pesce azzurro quali la sardina, l’acciuga, lo spratto e l’alaccia a fare incetta di plancton.

Che il mare sia in sofferenza lo dicono tutti, e il problema della sovra pesca è ormai universalmente riconosciuto. Ora però, ad insidiare la vita in Adriatico ci sono anche loro, le Noci di mare (Mnemiopsis leidyi), che da un paio di anni invadono la costa, e all’altezza delle scogliere creano delle vere e proprie barriere, quasi insormontabili. A differenza delle precedenti citate, le Noci di mare appartengono al phylum degli Ctenofori, che pur somigliando a piccole meduse (phylum Cnidari), non hanno con esse nessuna correlazione evolutiva, e soprattutto non sono affatto urticanti. La specie è ritenuta invasiva e in grado di modificare interi ecosistemi. Nel Mar Nero ha avuto effetti devastanti, tanto da compromettere totalmente la pesca. Speriamo che ciò non accada da noi.

 

Autore: Maurizio Costa 
Revisione scientifica: Manuela Casalboni, Sofia V. Pesaresi
Aurore foto: Filippo Ioni