Sub Rimini Gian NeriSub Rimini Gian Neri

Cronaca di un’immersione speciale

 

Iniziamo quindi a caricare le attrezzature sulle macchine che ci avrebbero portato ad un porticciolo di fronte al sito d’immersione; anche il gommone era già sul carrello ma della nostra guida nemmeno l’ombra.

 

A questo punto il gruppo decide di avviarsi mentre io mi offro volontario per aspettare Bertrand, un omone tedesco di 1 metro e novanta che dopo aver girato il mondo facendo la guida subacquea si era sposato con una biologa italiana ed aveva deciso di fermarsi in Sardegna ed in quella giornata doveva essere il nostro Divemaster.

 

Mentre ripassavo il runtime, trascritto diligentemente sulla lavagnetta che mi sarei portato in immersione, arriva Bert (così si fa chiamare), dopo pochi minuti è chiaro che qualcosa non va, nonostante le affannose ricerche, non riesce a trovare la sua DUI (muta stagna usata dai DIR) e scoraggiato è costretto a caricare in macchina la vecchia muta di backup.

 

Finalmente partiti raggiungiamo il gruppo ed iniziamo a caricare le attrezzature sul gommone ma le sventure non erano finite: la muta di Bert ha il collo danneggiato e lui è costretto a rinunciare all’immersione e noi alla nostra guida; vabbè faremo l’immersione in coppia io e Filippo con le nostre macchine fotografiche.

 

 

Arrivati sul punto di immersione indossiamo il GAV con il Bibo e di seguito fissiamo la Stage alla nostra sinistra quindi, verificato che il computer fosse impostato in Gauge e controllato i manometri, entriamo in acqua. Iniziata la discesa già da 20 metri intravediamo la sagoma del “Salpi”, un magnifico relitto incappato in una mina nel febbraio del 1942; la discesa continua e dopo 50 metri, in poco più di un minuto, siamo sul relitto ed iniziamo a scattare foto del cannone montato a poppa quindi scendiamo nuovamente per fotografare l’elica ed il timone alla profondità di 60m. Una volta tornati sul ponte le fotografie si susseguono, sfruttiamo i controluce, gli scorci e le nostre sagome come soggetti, i pesci i nudibranchi e le spugne di certo non mancano ma il relitto è più affascinante. L’Elio nella nostra miscela ci permette di apprezzare ogni particolare dandoci una lucidità simile ad un immersione a 25 metri; già dal giorno prima avevamo verificato quanto fossimo più reattivi immergendoci con il Trimix e quanto fossero narcotici sia l’Azoto che l’Ossigeno in quanto gas “pesanti”.

 

Erano già passati 22 minuti ed avevamo sorvolato tutto il relitto ad una profondità media di circa 51 metri, con uno sguardo decidiamo di iniziare la risalita un minuto prima del previsto, eravamo al 23esimo.

 

Anche la risalita è stata emozionante perchè l’abbiamo fatta per la prima volta senza l’ausilio del computer così come insegna la didattica DIR. Il RunTime prevedeva, a partire dai 33m, soste ogni 3 metri che abbiamo rispettato scrupolosamente ed infine, dopo 41 minuti, siamo giunti in superficie certi di aver completato un’immersione speciale che avremmo ricordato per sempre e consapevoli di quanto fossero state imprudenti le precedenti immersioni profonde effettuate in Aria.