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Cronaca di una spedizione speciale

In pratica, una di quelle immersioni dove il foglietto del log book non è abbastanza ampio per contenere la descrizione delle emozioni provate e viste, parliamo difatti di uno dei relitti più maestosi al mondo.

 

L’immersione comincia dopo pochi minuti di navigazione, su un mare liscio come l’olio, di un blu invitante..

La nave è adagiata su un fondale di fango in assetto di navigazione, sorvolandola durante la discesa, presto ne appare la sagoma in tutta la sua imponenza, il respiro si ferma, poi di colpo diventa affannoso, insomma l’adrenalina sale.. sale.. sale , nell’eccitazione generale.

Passata questa prima fase di stupore mista a sconcerto, ci si trova sul tetto del ponte di comando ad una profondità di -35 m. Da qui, affacciandosi dal parapetto che contorna la tuga, si gode appieno della vista del piano di coperta, del fumaiolo e della poppa, posti a circa 21 metri di dislivello rispetto alla nostra attuale posizione (l’equivalente di un palazzo di 7 piani).

Non si può sprecare tempo, occorre scendere sino alla massima profondità stabilita; la luce si attenua, le lamiere sono ancora contorte e deformate dall’esplosione.. Il tempo a nostra disposizione è limitato; non possiamo permetterci lunghissime decompressioni, pur avendo lasciato diverse bombole di scorta sul trapezio. Cominciamo quindi a risalire, girovagando per i vari ponti, penetrando il relitto qua e la e godendo delle lame di luce che penetrano da oblò e finestre..

Il passaggio di nuvole di Anthias, di un colore rosso acceso, richiamano alla memoria i segni che il fuoco  ha lasciato sule spesse lamiere, distruggendo qualsivoglia suppellettile e strumentazione.

Peccato che non si possa godere per molto tempo di tutte queste meraviglie; al polso il computer ci segnala già diversi minuti di decompressione. Il buon senso, le procedure di sicurezza, i parametri precedentemente stabiliti (e le trenette al pesto prenotate al ristorante), ci impongono purtroppo la risalita definitiva nell’immenso blu del Mar Tirreno Settentrionale.

Ritorneremo in serata a Rimini, soddisfatti e saturi di emozioni e sensazioni, pronti per la prossima spedizione sul gigante del Mediterraneo VLCC Milford Haven – Superoiler.

Un ringraziamento particolare e doveroso a Micol Barberini, che ha faticato non poco per noleggiare il pulmino più adatto al nostro viaggio per Arenzano e ritorno. Un altro ringraziamento a Pippo e Vladi, proprietari e gestori del Haven Diving di Arenzano, ottima base logistica per la spedizione, sempre pronti a risolvere i piccoli problemi e soddisfare le  nostre esigenze.

Infine, un saluto a tutti i soci, certo di condividere in futuro con tutti voi altri momenti simili..

 

Breve storia del relitto

La petroliera “Amoco Milford Haven” era lunga 335 metri e larga 52, aveva 110.000 tonnellate circa di stazza ed una capacità di carico di 230.000 tonnellate di petrolio. La petroliera, battente bandiera cipriota, era stata costruita nei cantieri Astilleros Espanoles S.A. di Cadiz e varata nel 1973 per conto della multinazionale Amoco.

La superpetroliera Haven affondò il 14.04.1991 alle ore 10:15, dopo giorni di agonia dovuti ad una serie di esplosioni causate dal travaso di greggio fra una cisterna e l’altra. Il carico, di oltre 144.000 tonnellate di Heavy Iranian Oil, andò quasi tutto in fiamme. L’incidente provocò purtroppo cinque vittime, Ioannis Dafnis, Domingo Taller, Gregorio Celda, Serapion Tubonggan e il comandante Petros Grigorakakis.

Solo una azzardata ma azzeccatissima scelta del Comando della Capitaneria di Porto di Genova scongiurò il disastro ambientale; la nave venne difatti rimorchiata in direzione della terraferma ed il suo affondamento ad una profondità “apprezzabile” di -85 m, ne consentì la quasi totale bonifica.

La Haven è il relitto visitabile più grande del Mediterraneo. L’immersione, viste le profondità in gioco, è ritenuta “impegnativa” se non “tecnica”, ed è fortemente sconsigliata a subacquei “inesperti”. Per l’immersione sportiva (fino a 40 mt) viene richiesto un brevetto di terzo grado o un brevetto avanzato di nitrox adv. Inoltre vige una Ordinanza della Capitaneria di Porto di Genova (18/1999 e succ. 183/2003) che regolamenta le modalità di immersione sul relitto.