Sub Rimini Gian NeriSub Rimini Gian Neri

La Cassiopea mediterranea arriva in riviera

img_0617di Filippo Ioni

Sui giornali ed anche in questa rubrica ho scritto di quanto è eccezionale il 2016 per avvistamenti di meduse, oltre alle solite urticanti cubomedusa a riva queta’anno la riviera Romagnola è vistitata da tane grosse meduse del genere Rhizostoma pulmo polmone di mare e Cotylorhiza tubercolata la cassiopea.

Negli ultimi anni si susseguono notizie di invasioni edi meduse, ma cosa stà succedendo?

La presenza massiccia può sembrare sinonimo di salute del mare, ma in effetti così non è. Gli esperti sono concordi nel dire che l’esplosione demografica delle meduse è determinata sia dal calo demografico dei suoi predatori sia dal un calo demografico dei suoi  competitor alimentari.

La sovrapesca quindi potrebbe essere il primo tra i fattori responsabili della massiccia presenza di questo esercito di meduse. Meno pesci significa meno larve, e quindi una diminuita competizione per le risorse a  vantaggio delle meduse che troveranno cibo che stimolerà la trasformazione dei polipetti bentonici nella forma  medusale.

Nella Foto la Cassiopea Cotylorhiza tubercolata

E’ una delle più belle meduse del Mediterraneo, e forse del mondo. Cotylorhiza è endemica del Mar Mediterraneo, dove può essere molto abbondante, soprattutto nelle baie. Le popolazioni di queste meduse sono sostenute dalla presenza di polipi bentonici che, regolarmente, anno dopo anno, producono le meduse che popoleranno il mare circostante e che, a loro volta, alla fine del ciclo, dopo circa sei mesi, attraverso la riproduzione sessuale, produrranno altri polipi, mantenendo stabile la popolazione.

L’ombrello può misurare anche 40 cm, è molto rigido e tondeggiante al centro, dove ha colorazione rossastra o gialla, mentre la parte più esterna è mobile e fa procedere la medusa con le sue vigorose pulsazioni. Sotto l’ombrello, il manubrio assomiglia a un bouquet di fiori di campo, con bottoni blu-viola, inseriti su tozze braccia.  Alcuni tentacoli, anch’essi terminanti con bottoni blu, fuoriescono dal manubrio. Questa medusa è praticamente innocua per l’uomo anche se, comunque, è meglio non toccare mai il plancton gelatinoso, per non danneggiare questi delicatissimi animali. Cotylorhiza può avere microalghe simbionti nei propri tessuti, proprio come i coralli delle formazioni coralline tropicali. Funzionalmente, quindi, si può definire una pianta, anche se si può nutrire di zooplancton. Queste sue caratteristiche la rendono probabilmente innocua alla maggior parte dei pesci e, come Rhizostoma, anche Cotylorhiza è spesso associata a pesci più o meno grandi che la adottano come riparo e persino rifugio.

Articolo 2016_09_12_corriere