Sub Rimini Gian NeriSub Rimini Gian Neri

Le coccole di mamma canocchia

I primi giorni di luglio la vita alle Piramidi era sbocciata intensamente, ma con il passare del tempo si è manifestata una forte anossia. Durante una di queste immersioni ho avuto l’occasione di incontrare una canocchia, non che questo sia un evento, in questa stagione è molto frequente incontrarle zampettare sulla sabbia. La situazione in cui l’ho colta era al contrario particolare, incurante della presenza del sub come una massaia che “va al fosso a resentar “ la biancheria con le zampe anteriori piegava ripiegava quello che apparentemente sembrava un nastro di uova.

Durante l’immersione sono tornato più volte sul punto dell’avvistamento e lei era sempre li incurante della nostra presenza quindi ne ho approfittato per fare diversi scatti e un breve filmatino in modo da documentare il particolare movimento.

I compagni di immersione erano molto stupiti, e non appena siamo emersi sono scattati gli scambi di opinione per cercare di interpretare quel particolare comportamento. L’oggetto di quel rimestamento era sicuramente un nastro di uova, ma tutti sanno che le canocchie conservano le uova sotto il ventre.

Quindi non appena è stato possibile sono scattate le ricerche sui libri e su internet.

La canocchia (Squilla mantis) è un crostaceo dalle medie dimensioni, che può raggiungere una lunghezza di 18 centimetri. Ampiamente distribuita in tutto il Mediterraneo, nei mari italiani è presente un po’ ovunque, ma viene catturata principalmente nell’alto e medio Adriatico. Caratteristico è il telson, ossia l’ultimo segmento del corpo, molto ampio dotato di spine e dentelli con due caratteristiche macchie violacee rotondeggianti, circondate da un anello di colore bianco; due macchie che simulano gli occhi. La canocchia conduce vita solitaria e abita quasi esclusivamente fondali sabbiosi e fangosi a profondità compresa tra i 20 e 200 metri. Scava nella sabbia una galleria a forma di U con due aperture dove trascorre la maggior parte delle ore, lascia la tana nelle ore notturne quando va alla ricerca del cibo nonché nei periodi riproduttivi.

E’ un animale carnivoro, si nutre principalmente di piccoli molluschi, policheti e pesci che tramortisce con movimenti fulminei. Ha sessi separati, la fecondazione è interna e avviene nel tardo inverno primavera. Il maschio si distingue dalla femmina per la presenza di due appendici filamentose situate alla base del terzo paio di “zampette”.  Come accade anche in altri crostacei, le femmine della canocchia depongono uova che rimangono adese all’addome in un ammasso gelatinoso e vengono fecondate dal maschio esternamente. Le uova restano attaccate al corpo della femmina fino all’emergere delle larve, continuamente ossigenate dal movimento ritmico dei  massilipedi.

In conclusione quindi  la canocchia incontrata dai ragazzi della Gian Neri, da buon genitore, cercava di ampliare il movimento per meglio ossigenare le uova oppure quest’ultime erano pronte alla schiusa e cercava di disgregare la gelatina che le conservava adese al corpo.

Rimarremo con l’incertezza, ma felici comunque di aver assistito ad un comportamento poco documentato.

 

 

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