Domenica scorsa è stata l’occasione d’incontro con una gran quantità di meduse Aurelia Aurita, volgarmente chiamate quadrifoglio. Erano veramente tante ed subito è venuto alla mente quel sabato 3 del maggio 2008 quando in un’uscita ci è capitato di incontrare un banco immenso di meduse quadrifoglio. Giornata che per i ragazzi della Gian Neri e per Rimini si può definire storica, infatti sempre quella mattina dopo il bagno tra le meduse è avvenuto il primo incontro con il delfino Andrea.
Nel 2008 la marea di meduse fece notizia, i giornali ne parlarono, e molti attribuirono l’esplosione demografica delle meduse all’aumento della temperatura, ma oggi ci troviamo nelle condizioni opposte, dopo un inverno tra I più rigidi per l’adriatico, non dimentichiamo la moria per freddo delle alacce, ho incontrato un banco di poco meno numeroso di quello del 2008. Allora forse non è un problema di temperatura, ma probabilmente la causa è riduzione dei predatori naturali come le tartarughe.
La medusa quadrifoglio ( Aurelia aurita ) è una delle meduse più diffuse, la si può incontrare praticamente tutti i mari dell’emisfero boreale dai poli ai tropici. È facilmente riconoscibile dalla forma perfettamente sferica del suo ombrello, di un bianco diafano e trasparente, e soprattutto dalla presenza, sulla sommità dello stesso, di quattro strutture circolari,le gonadi, che formano una struttura a forma di quadrifoglio, da cui deriva il nome comune della specie. Possiede inoltre dei corti e sottili tentacoli urticanti, che scendono dal bordo dell’ombrello, dandogli un aspetto frastagliato, e quattro braccia più spesse che dipartono dal centro dell’ombrello, evidenti però solo negli individui più anziani. Può sopportare una temperatura dell’acqua che va dai -6 ai 31 °C, con un optimum tra i 9 e i 19 °C.
La sua dieta è costituita principalmente da zooplacton, piccoli organismi marini. Il cibo viene catturato tramite i sottili tentacoli esterni, che filtrano costantemente l’acqua muovendosi seguendo i lenti battiti dell’ombrello e catturano gli animali che si trovano in sospensione, intrappolandoli e paralizzandoli tramite le nematocisti di cui sono forniti. Successivamente, la preda viene portata, tramite movimenti di contrazione dei tentacoli, verso il lato inferiore dell’ombrello, dove minuscule ciglia la trasportano all’interno della cavità gastrovascolare.
A. aurita viene predata da numerosi organismi marini di grandi dimensioni; i suoi principali predatori sono alcuni uccelli marini, pesci come il pesce luna e rettili marini come le tartarughe marine. In Cina, Giappone ed Indonesia è considerata una comune pietanza.
La così forte presenza di meduse, testimoniata un po’ ovunque sarà un evento scientifico da non sottovalutare ma per noi amanti del mare è comunque un’occasione per nuotarci attraverso. Sapendo poi che non hanno abbastanza forza per urticarci, il loro pulsare ritmico e costante stimola tranquillità e ci avvicina alla natura.
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Filippo Ioni