Prima Gita dell’anno finita e un ritorno a casa dall’Argentario con tanti ricordi ed emozioni difficili da dimenticare.
Giornate intense ma ne vale sempre la pena. Tanti nuovi incontri e tante nuove riscoperte. Di spicco è il faccia a faccia con il Pesce San Pietro.
Per i biologi è Faber Zeus, ma Pesce San Pietro è il suo nome più conosciuto. La tradizione vuole che il suo nome derivi dalle macchie scure presenti sui lati del suo corpo, lo sapevate? Esiste una leggenda che si racconta per spiegare l’origine del nome di questo pesce particolare, che ha delle caratteristiche veramente uniche nel suo genere.
Appartiene al genere Zeus e alla famiglia Zeidae, lo Zeus Faber è un pesce che vive nei fondali marini temperati, fino a 400 metri di profondità. È diffuso in gran parte dei mari e degli oceani del mondo, in particolare nel Mediterraneo, nel Mar Nero, nel Pacifico Orientale e nell’Adriatico.
Predilige le zone temperate e vive in solitudine. E’ un carnivoro e si nutre di piccoli pesci.
Ha un aspetto è davvero particolare: un corpo di forma vagamente ellittica, schiacciato sui lati. La bocca è molto pronunciata ed è in grado di allungarsi molto in avanti per catturare il cibo. Il profilo della testa è munito di diverse sporgenze, così come la pinna dorsale, che presenta negli esemplari adulti una decina di lunghe spine filiformi. Anche la parte ventrale e caudale del pesce è protetta da spine che emergono da piastre ossee. La pinna caudale è caratterizzata da raggi bianchi che dividono un’ampia membrana trasparente dal margine arrotondato.
Ha dimensioni considerevoli, può arrivare da adulto a 90 centimetri di lunghezza per circa 8 chilogrammi di peso.
Il nome comune di questo pesce, apprezzatissimo in gastronomia per la prelibatezza delle sue carni, deriva dalle macchie presenti sui lati del suo corpo. Si tratta di macchie scure, che spiccano sul colore più chiaro (giallo, argento) del corpo. Macchie sono solitamente circondate da un orlo più chiaro, che contribuisce a metterle in evidenza.
Poiché queste macchie sono della grandezza e della forma di un’impronta di pollice, la leggenda vuole che siano state lasciate dalla mano di San Pietro nel catturare proprio quel pesce nella cui bocca trovò una moneta d’argento. La moneta sarebbe servita al Santo per pagare il tributo richiesto dal gabelliere per entrare nella città di Cafarnao. Come sappiamo, Pietro prima di diventare seguace di Gesù era un pescatore di professione, e proprio per questo, Gesù disse a lui: “va’ al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te”.
Autore Filippo Ioni Autore Foto Filippo Ioni