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Ricordando le Bavosine

Le previsioni del tempo erano state chiare: per il ponte dell’Immacolata è meglio pensare ad andare in montagna piuttosto che sott’acqua, ma i Ragazzi della Gian Neri hanno comunque voluto provarci e sabato di buon ora sono sul porto. Il mare però è già agitato, la bora è in anticipo, a malincuore si deve rinunciare. Di li a un paio d’ore, inizia anche la tormenta di neve e con la coda tra le gambe ci diamo appuntamento in sede per sistemare le foto dell’ultimo tuffo.

Sfogliando le immagini pensiamo al mare di oggi, una spuma ribollente fino l’orizzonte, un forte contrasto con il mare calmissimo dell’ultima immersione. Dove con un’acqua limpidissima abbiamo incontrato ancora molta vita in movimento, branchi di cefali, saraghi, nelle tane gronchi e tanti gamberetti. Molte bavosine, ne abbiamo incontrate di diversi tipi, la bavosa ruggine, la bavosa cervina, la bavosa bianca e quella cornuta.
Tutti questi blennidi differiscono tra loro vuoi per le caratteristiche della livrea, diversamente colorata, che per piccole abitudini di vita. La parola blennos in greco indica il “viscoso”, da qui l’italiano bavosa è il nome che questi pesci devono alla caratteristica secrezione di cui il loro corpo è ricoperto, che, considerato il loro habitat prevalentemente individuabile negli scogli in prossimità della riva, li protegge dalla superficie esterna dell’aria, garantendo alla pelle di non essiccarsi, nel caso di una anomala, ma possibile permanenza temporanea fuori dall’acqua.
Al di là di specifiche variazioni nella colorazione, in generale tutte le bavose hanno determinate caratteristiche comuni, che le vuole con una lunghezza che va dai 10 ai 20 cm, una testa accentuata e tondeggiante, sulla quale si snoda un corpo affusolato ed esile, possiedono delle piccole antenne sul capo che necessitano all’animale per orientarsi, un unica lunga pinna dorsale fino alla coda che si apre a ventaglio come le pinne pettorali, mentre le piccole pinne ventrali sono usate dal pesce come dei piedini per spostarsi sul fondo. Come i ghiozzi, anche le bavose non possiedono vescica natatoria, quindi sono poco avvezze a grandi nuotate, pur possedendo scatti fulminei nella breve distanza. Tuttavia possiedono un’eleganza non comune ad altri pesci che si esterna a volte in una danza rituale, con cui si distinguono ai nostri occhi di osservatore subaqueo, mentre difendono la loro tana, o sono intenti ad amoreggiare. Amano vivere negli anfratti rocciosi, ma non disdegnano nemmeno un qualsiasi pertugio nel quale creare casa. E’ un pesce molto territoriale, si pensi che quando la femmina depone le uova, lo fa in una qualche cavità vicino la propria tana, spesso conchiglie vuote, che il maschio poi ossigenerà e sorveglierà costantemente, oltretutto delimita il proprio territorio, che riconosce e fa suo, uno spiccato orientamento del resto la porta a fare ritorno alla propria tana anche a seguito di considerevoli spostamenti.
Variano di colore dunque, a seconda della specie, andando da tonalità grigio- giallastre con macchioline nere (bavosa sanguigna), a sfumature verdastro maculate, (bavosa gattoruggine). Un unica banda nera longitudinale attraversa la bianca livrea della bavosa bianca.

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