Questo pesce fa parte della grande famiglia dei blennidi e fra questi ha la caratteristica di raggiunge le maggiori dimensioni (25-30 cm) tra quelle che si possono incontrare nel mar Mediterraneo.
Di solito è possibile incontrarle negli anfratti a far capolino, ma forse per il freddo questa volta si è fatta fotografare tranquillamente in campo aperto.
Ha il corpo arrotondato anteriormente e un po’ compresso posteriormente, si restringe verso la coda. La testa è grossa e termina con un muso breve e obliquo; ha la bocca è piccola ma è armata di denti molto vicini. Gli occhi sono posti in alto, sporgenti e ravvicinati e, sopra di essi, si eleva un’appendice mobile e frangiata, come le corna di un cervo; una seconda frangia simile, ma più piccola, sporge dalla narice anteriore. Sul dorso spicca una sola lunga pinna, non molto alta, che va dal capo al peduncolo caudale. A questa è contrapposta l’anale, più bassa, che però inizia più indietro, a metà corpo. La coda è arrotondata. Le pinne pettorali sono grandi e ovali, piccole e strette sono invece le ventrali poste sotto il capo. La colorazione può essere variabile ma è caratterizzata da sette bande verticali più scure rispetto al colore del corpo che si sviluppano anche sulla pinna dorsale e su quella anale.
La bavosa ha corpo privo di squame e abbondantemente ricoperto di muco, da qui il nome volgare bavosa. La sua livrea è variabile: grigio rossastra oppure olivastra, con grandi fasce scure verticali; diverse macchie brune spiccano sotto l’occhio, sul capo e sulle pinne. Quella delle bavose è una famiglia con numerose specie aventi affinità fisiologiche e comportamentali. Nel Mediterraneo sono presenti una ventina di specie, tra cui la più diffusa nei nostri mari è proprio la bavosa ruggine. In alto adriatico è presente ovunque vi sia una scogliera e colonizza anche i relitti fino ad una profondità di 40 metri.
Filippo Ioni
Art. 2017_02_13_corriere