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Un calamaro di ritorno dallo spazio

L’estate è ufficialmente iniziata. Mentre sulle spiagge si festeggiava, con grigliate di pesce  la Gradisca, i Ragazzi della Gian Neri prendevano il mare per uno dei loro tanti  tuffi notturni. Dopo la sgarbiata della settimana scorsa la temperatura dell’acqua è  un po’ più freschina, ma la qualità è decisamente migliorata con un’ottima visibilità.
Sul fondo si incontrano ancora diverse mazzole ed alcune seppie, sugli scogli tanti scorfani e saraghi appisolati; poi sul finire dell’immersione un bellissimo incontro. Un calamaro, attirato dal bagliore delle nostre lampade ci volteggia attorno. Da prima si teneva a distanza, e le foto non venivano bene, ma dopo un po’ cominciamo a familiarizzare ed inizio a scattare dei primi piani interessanti. Nuotavo a mezz’acqua avvolto dall’oscurità e lui sbucava fulmineo dal profondo blù, mi dava il tempo di fare un paio di scatti poi guizzava nel blu. Riguardando le immagini nel visore della macchina fotografica, riuscivo ad apprezzare quell’esplosione di rosso del suo manto.  Come un’astronave intergalattica guizzava avanti ed in dietro con La sua propulsione ad idrogetto.
Il calamaro dello spazio, che forse fosse parente del calamaro che ha preso il cielo lo scorso 17 maggio, a bordo dello Shuttle Endeavour per un progetto dell’Agenzia spaziale italiana. La missione? Oltre a esplorare la materia spaziale, aveva il compito di dimostrare quanto si possa sopravvivere in un ambiente che non conosce la gravità, sottoposto, per di più, a imponenti radiazioni. Un tragitto a prova di Star Trek per verificare la teoria della «transpermia», secondo cui la vita sulla Terra potrebbe essere giunta da meteoriti provenienti da Marte e Venere.

Il calamaro è un mollusco cefalopode con corpo fusiforme allungato. Ha un mantello cilindrico sopra il capo che contiene gli organi interni. Nel mantello è anche presente una conchiglia cornea (il calamo) allungata a forma di lancia. Il corpo ha due pinne unite a formare un rombo (nel totano, spesso confuso con il calamaro, le pinne formano un triangolo), il capo ha due occhi laterali. Il calamaro ha in tutto dieci braccia con ventose: otto più corte e due tentacoli più lunghi con estremità a forma di clava. Sono note in tutto ventidue specie di calamari del genere Loligo diffuse nei mari di tutto il mondo. Nel Mediterraneo ne vivono due specie: Loligo forbesi e Loligo vulgaris.

A fine immersione concludiamo la serata ammirando i fuochi d’artificio sparati lungo tutta la riviera,  giochi di luce che scintillavano del buio della notte come i colori scintillanti del calamaro spaziale.

 

 

 

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