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Un nudibranco con delle more sulla schiena

“Un incontro senza precedenti”

Per tutta la settimana abbiamo studiato le foto scattate la scorsa domenica, nella speranza di identificare quel piccolissimo nudibranco individuato su una cozza, e poi, proprio quando eravamo arrivati, forse, a capire la famiglia di appartenenza, l’amico Attilio Rinaldi ci da la certezza: è un raro nudibranco dal nome “Doto coronata”.

Ci riferisce che è molto felice di apprendere che quel piccolo esserino si trova anche nei fondali riminesi; quindi visto che è: la prima individuazione certa e la prima foto che gli capita di esaminare, ci esorta a raccogliere quante più immagini possibili.
Il Doto coronata è nudibranco appartenente alla famiglia dei Dotidae. Come tutti i nudibranchi è una lumachina che alla protezione di una conchiglia a preferito la strategia di una livrea sgargiante in modo da avvisare i predatori “Attenzione sono molto velenoso”.

Il Doto coronata è riconoscibile per i rinofori lisci ed appuntiti con guaina a forma di tromba e, soprattutto, per le appendici dorsali bitorzolute come tante more con una caratteristica puntina nera. Colore bianco panna, leggermente rosato e puntinato di marrone scuso. Dimensione molto contenuta che raggiunge solo i 10 mm.
Galvanizzati dalla notizia i ragazzi della Gian Neri programmano una nuova immersione per provare a scattare delle foto meglio definite.

Sabato mattina si parte di buon ora: giornata splendida, gommone pieno e finalmente acqua splendida trasparente dalla superficie al fondo.
Dopo il tuffo tutti alla ricerca di quel piccolo esserino, l’entusiasmo comincia a lasciar posto alla delusione, quando a metà immersione ancora non ne avevo avvistato nessuno. Poi finalmente ne individuo uno su una cozza, è davvero piccolo tre millimetri al massimo, poi un altro e un altro, sono tantissimi; ora che so dove guardare, sembra per me facile vederli ovunque e mi metto a scattare foto a più non posso, ma la dimensione rende la cosa difficile e mi dilungo molto. Il mio compagno di immersione Pietro sapeva che avrebbe dovuto attendere se avessi individuato l’esserino, ma forse non immaginava così tanto ed è stato molto paziente ad assistermi mentre sdraiato sulla sabbia tentavo di fare la foto del secolo a una cosa piccola come una formica. Ho provato più volte ad indicagli il soggetto del mio interesse, ma le sue piccole dimensioni lo rendevano invisibile, infatti solo con una buona macchina fotografica munita di una potente lente macro si poteva osservare le belle e curiose forme del doto.
Il tempo trascorre veloce e a fine immersione mentre mi accingo a risalire, scopro che solo io ero riuscito a individuarlo, quindi prima di riemergere decido di accompagnare almeno un’altro fotografo sul luogo dell’ultimo avvistamento in modo da avere più chance di scattare la foto utile all’amico Attilio.

 

 

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