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Un piccolo crostaceo con le sue uova nel marsupio

Sboccia la primavera e i Ragazzi della Gian Neri fremono per uscire in mare, combattuti  tra il dovere di lavorare al rimessaggio dei mezzi nautici ed il piacere di fare un’immersione. 

La giornata però è troppo invitante e quindi si programma un tuffo per sabato mattina, partenza di buon ora.

L’ondata di caldo eccezionale ed il mare calmo rende piacevolissima la navigazione e scesi in acqua subito la conferma: c’è una buona visibilità anche se la temperatura rimane gelida, in profondità gli strumenti segnano 10° centigradi.
La rigogliosa e frenetica vita estiva ancora non si vede,  probabilmente si è attardata nel letargo invernale, poco pesce e pochi crostacei, ma diversi nudibranchi dai colori sfavillanti.

In immersione ci dedichiamo particolarmente ad osservare i diversi tipi di anemoni presenti sul fondale, attinie, anemoni disco, anemoni calice, alla ricerca del gamberetto fantasma, ma nulla è proprio svanito nel nulla. Lo sconforto di non averlo individuato però passa all’istante quando individuo, quello che di prima impressione sembra uno strano gamberetto.
Non è grandissimo e si muove continuamente, faccio molta fatica ad inquadrarlo, ma dopo i primi scatti mi rendo conto che è si un crostaceo, ma non è un semplice gamberetto è un misidiaceo. Di solito si radunano in nuvolette attorno alle grandi anemoni viridis e sono minuscoli; questo è più grosso, solitario, ma la forma è inconfondibile: con quei grossi occhi e un grosso pancione.

I Misidiacei sono animali generalmente di piccole dimensioni, pochi mm, caratterizzati dal tegumento molto sottile e da zampe toraciche bifide. Le femmine possiedono una sacca incubatrice, simile ad un marsupio, contenente le uova dentro a quale si sviluppano poi le larve. Hanno sessi separati e la trasmissione degli spermi avviene di notte in modo particolare, il maschio inserisce gli spermatozoi nella camera incubatrice della femmina e questa in un secondo tempo vi depone le uova che poi si feconderanno. Le grandi branchie rimangono parzialmente scoperte dal carapace. Gli occhi sono globosi e peduncolati. Vivono tra le alghe sui fondali sabbiosi e melmosi, di solito di giorno sostano sul fondo mentre di notte risalgono verso la superficie. 

Mi rendo conto di avere un’ottima occasione di riprendere un abitante del mare raramente fotografato, ma non sta fermo e la ripresa macro sembra impossibile gli scatti sono tutti sfuocati.
Durante l’immersione ripasso più volte in quel punto e poi, d’un tratto, lo vedo immobile acquattato sulla sabbia, è la mia occasione mi dico, sistemo con attenzione i settaggi della fotocamera e mi avvicino.  Riesco a fare un paio di scatti prima di vederlo schizzare via, subito rivedo gli scatti appena fatti ed esulto, sembrano buoni. Sulla via del ritorno riguardiamo le immagini e tutti sono curiosi di identificare quel piccolo crostaceo. A casa sfoglio tutti i libri, ma non riesco a dare una certa identificazione, internet è di poco aiuto ci sono troppo poche immagini sulla rete, quindi decido di inviare il file agli esperti, Egidio Trainito e Attilio Rinaldi.

Dopo quattro giorni la sospirata e-mail ed un nome dovrebbe essere: Siriella clausii, probabilmente con il marsupio pieno di uova.

 

 

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