Crediamo qui sia d’obbligo fare una piccola carrellata sulla storia della nostra Federazione al fine di ben inquadrare le motivazioni che hanno spinto la Gian Neri a questa scelta.

In pieno periodo bellico, nel 1942, a Roma qualcuno pensò fosse cosa opportuna dimenticare per un attimo le catastrofi di un fronte di guerra lontano per dar corpo e vita ad un equo riconoscimento sportivo dell’attività di pesca con la canna in acque interne. Quei tanti italiani che allora (in questo beati loro) preferivano agli sport maschi propugnati (e a volte inculcati) dal regime del ventennio, la bucolica serenità della pesca in ambienti incontaminati, bussavano continuamente alla porta del CONI, affinché questo organo prendesse atto dell’unione di tantissime società sportive, ne riconoscesse la Federazione ed elevasse al rango olimpionico ogni controllata forma di agonismo.

Tale riconoscimento da parte del CONI avvenne nel 1943 sotto le bombe alleate e nello sfascio più totale del regime.

Terminata la guerra e cambiata la politica, anche la neonata Federazione, in sintonia con tutta la nazione, sente il bisogno di una nuova costituzione (statuto), puntualmente presentata al CONI da un congresso costituente.

Per la nazione e per la Federazione era il 1947, pilastro della democrazia moderna.
La guerra, e soprattutto il dopoguerra, avevano fatto conoscere a qualche italiano strumenti mirabolanti per la conquista del mondo sottomarino, dai più semplici ai più sofisticati: maschera, pinne, respiratore e fucili subacquei, fucili soprattutto. Chi, dalla guerra o dall’immediato dopoguerra, aveva imparato l’arte di andare sott’acqua (anche se in modo un po’ arruffone), scoprendo un mondo ritenuto fino ad allora inavvicinabile e ora lì, pronto ad essere conquistato, non ci pensò due volte ed affinò tecniche e strumenti.
Nacque la subacquea in Italia. Per molti fu purtroppo una guerra di razzia e di conquista in un mare violato, per altri fu semplicemente una palestra sportiva di pesca, anzi di caccia.
Nel dubbio amletico se la pesca subacquea fosse caccia perché esercitata con il fucile o pesca, perché nel carniere ci mettevano i pesci non già gli uccelli, alcuni gruppi di questi pionieri riuniti in società sportive, bussarono alle porte della F.I.P.S. chiedendo l’affiliazione nella prospettiva di un futuro olimpico attraverso il CONI.
Nel 1952 la F.I.P.S. dà il suo patrocinio alle gare di pescasub organizzate dall’Unione Sportiva Subacquea, organizzazione allora non riconosciuta ma molto ramificata nel territorio.
E’ l’ingresso ufficiale della subacquea nella Federazione dei “cannisti”, la maggior parte dei quali, peraltro, aborriva la nostra presenza. Nel 1959 i vertici della Federazione cambiano la targhetta nel campanello del loro palazzo romano. I subacquei che per molto tempo avevano cercato l’approccio dovranno attendere però molti anni (anni ’90) per arrivare all’attuale sigla; a loro infatti non andava giù di leggere nella targhetta il nome F.I.P.S. e A.S. (addirittura nei primi tempi F.I.P.S. e a.s.) ritenendosi, da quell’e di congiunzione, relegati in un angolo della Federazione.

Dal canto loro, comunque, questi pionieri continuavano a grandi passi la loro marcia per lo sviluppo della subacquea, ottenendo, sempre nel 1959 dalla Federazione il placet e l’imprimatur per una nuova cultura dello sport: la cultura della conoscenza.

Nasce la didattica subacquea che nel giro di pochi anni creerà a Nervi il fulcro di divulgazione esplosiva dell’attività. Nel ventennio, questo sicuramente fausto, degli anni ’60 e ’70 la Federazione amplia le sue mire internazionali diventando membro permanente fondatore della C.I.P.S. (Comitato Internazionale di Pesca Sportiva) e grazie alla subacquea, della C.M.A.S. (Comitato Mondiale Attività Subacquee).
Sicuramente negli anni ’70 e ’80 la F.I.P.S.A.S. fu la culla della cultura e degli entusiasmi subacquei, ma la didattica, qui nata e maturata, più volte ha imboccato strade diverse dal volontariato federale, creando nel tempo rovinose scissioni.

Solo l’agonismo della caccia sub o del profondismo ha continuato il suo cammino senza divorzi dalla Federazione, sicuramente per il fatto che l’attività sportiva agonistica giocoforza è prerogativa esclusiva di un’unica Federazione nel nostro paese; come dire: matrimonio indissolubile, in assenza di altre donne da risposare.
Oggi la Federazione raggruppa circa 250.000 tesserati con 3.400 società affiliate.