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Che fine ha fatto il maschio della rana pescatrice?

Nel mondo animale esistono numerose modalità di accoppiamento, che dal nostro imprescindibile punto di vista antropocentrico ci porta a giudicarle talune dolci e romantiche, altre fredde e fugaci. Alcune addirittura le giudichiamo “cruente”, come ad esempio la tendenza della femmina di mantide religiosa che divora il maschio con cui si sta accoppiando, ma questa strategia si è evoluta per rifornirsi delle proteine necessarie alla produzione delle uova.

E noi, amanti del mondo sommerso, abbiamo trovato una strategia riproduttiva ancora più singolare ed impressionante, che viene messa a punto da alcune specie di Lofiformi, noi le conosciamo meglio con il nome di rane pescatrici. Sono un ordine di pesci Teleostei, con oltre 200 specie bentoniche, caratterizzati dalla trasformazione del primo raggio della pinna dorsale in una struttura filiforme (illicio), che ricorda una lenza con un’esca, utilizzata per richiamare le prede.

Quando la rana pescatrice cominciò ad essere oggetto di studi scientifici, i ricercatori furono subito sorpresi nel rinvenire solo esemplari di sesso femminile. Questi esemplari inoltre presentavano sul corpo particolari forme che inizialmente ipotizzarono essere parassiti esterni. Fu una grande sorpresa quando gli studi rivelarono invece trattarsi di parti anatomiche degli individui di sesso maschile.

Si è successivamente scoperto che quando avviene l’incontro con una femmina, il maschio di rana pescatrice si attacca al suo corpo addentandola, contemporaneamente inizia a secernere un enzima un che dissolve la propria pelle circostante, perderà gli occhi, le pinne e anche i suoi organi interni. Alla fine di questa pratica il maschio si tramuterà in una sorta di appendice dotata di testicoli, venendo così definito come un “parassita sessuale”.

Attraverso questo processo, i maschi rilasciano i loro gameti sessuali come una risposta diretta agli ormoni sessuali presenti nel sangue della femmina.

Fondendosi in modo definitivo con il corpo delle femmine il maschio della rana pescatrice non perde tempo per cercare le femmine ad ogni periodo di accoppiamento. Come risultato, ogni volta che la femmina entra nel suo periodo fertile, viene fecondata dal seme del maschio, senza dipendere dall’incontro con essi.

Ora che sapete questa stranezza, durante le nostre immersioni, guarderete diversamente le rane pescatrici?

Non è necessario, perché la nostra Coda di Rospo (Lophius piscatorius) non pratica parassitismo diversamente delle cugine abissali.

Comunque, anche se poco romantica la modalità di accoppiamento parassitica di molti Lofiformi, è sensata dal punto di vista evoluzionistico per via delle caratteristiche dell’habitat degli abissi, cioè la carenza di cibo e la difficoltà di incontrarsi tra individui di sesso opposto. Infatti attaccandosi per sempre a una femmina, i maschi di Lofiformi non devono più occuparsi di procacciarsi il cibo da soli perché ricevono nutrimento dalla propria compagna, mentre la femmina riduce gli spostamenti che dovrebbe compiere per trovare un maschio, che in un ambiente freddo come gli abissi comportano un gran dispendio di energie.

 

 

Autore: Filippo Ioni; revisione: Manuela Casalboni
Autore del disegno: Tomoz alias Federico Bandini