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L’aragosta

L'aragostaL’aragosta, certamente la regina degli anfratti, quando è incontrata dai subacquei, scaturisce in loro sempre grande apprezzamento, speriamo non sia solo per l’aspetto culinario. C’è chi la considera la femmina dell’astice, ma in realtà sono specie diverse, appartengono addirittura a famiglie diverse, un po’ come confrontare un cane e un gatto.

L’ aragosta è un crostaceo privo di chele: ha due lunghe antenne, ripiegate all’indietro, ma facilmente orientabili in tutte le direzioni, che utilizza sia come organi sensoriali ma anche come mezzo di difesa; sul carapace, una serie di spine per difendersi.

E’ di colore chiaro rossiccio, con chiazze gialle sul ventre, a volte sfumature viola. Gli occhi, che si trovano su peduncoli, sono quindi estremamente mobili, e sono protetti da grosse spine triangolari. Sotto il torace si trovano 5 paia di zampe, utilizzate chiaramente per muoversi. La parte finale del corpo, il telson, forma una sorta di ventaglio, utile per il nuoto.

Molto sedentaria in realtà, difficile vederla fuori dalla propria tana; famose invece sono le lunghe file indiana che formano interi gruppi in periodi di migrazione. Può raggiungere dimensioni considerevoli che vanno dai 20 ai 60 cm. e arrivare tranquillamente a 70 anni di età. Alcune aragoste, definite giganti, arrivano a pesare fino a 8 kg. Vive prevalentemente nel Mare del Nord o nell’Oceano Atlantico, più di rado nel Mediterraneo, su fondali rocciosi dai 15 ai 200 metri, nascoste sotto sassi, o tra gli anfratti, nutrendosi di planton, alghe,  spugne, vermi, echinodermi, briozoi, crostacei e pesci.

Il suo sangue ha un alto contenuto di emocianina, e fa si che esso risulta essere di colore viola: questa colorazione però rimane tale soltanto quando l’aragosta rimane in profondità. Una volta portata in superficie, e alla luce del sole, questo colorito svanisce. Per ovviare a questa “perdita” estetica, spesso si utilizza dell’ammoniaca per fissare la colorazione intensa.

Le specie di aragosta sono circa una trentina, 2 delle quali presenti nel Mediterraneo: queste sono la Palinurus mauritanicus (con forti sfumature rosa e macchie chiare), e la Palinurus regius (dalla colorazione più tendente al verde).

Fino a poco tempo fa, si considerava che questi animali, in realtà i crostacei in generale, non avessero un sistema nervoso in grado di percepire il dolore, ma uno studio scientifico condotto da ricercatori irlandesi, ha dimostrato invece che sono perfettamente in grado di percepire diverse sensazioni, tra cui il dolore appunto.

In seguito a questo studio, in alcuni paesi, si è vietato per legge la pratica dell’uccisione dell’animale per immersione in acqua bollente.

 

Autore Foto e Testi: Maurizio Costa