Quando lo scorso fine settimana sui social della SGRN rimbalzavano immagini e video di un fantastico incontro con un gruppo di delfini alle Piramidi la mente immediatamente mi ha riportato indietro nel tempo.
Questa storia inizia sabato mattina del 3 maggio 2008 a Rimini; si avete capito bene, ci troviamo proprio nel mare Adriatico, uno di quei mari che difficilmente regala sorprese e dove la pesca indiscriminata ha ripulito gran parte del nostro patrimonio.
Con il mio gruppo di amici subacquei della Sub Rimini Gian Neri, raggiungo dopo circa trenta minuti di navigazione il punto d’immersione delle Piramidi. Proprio qui a distanza di qualche minuto diventerò testimone di un’esperienza che non dimenticherò tanto facilmente. Sono subacqueo con oltre quarant’anni d’attività alle spalle, ho girato il mondo ma non avrei mai pensato di vivere un momento così intenso proprio nel mare di casa mia.
Scendo in acqua munito della mia immancabile attrezzatura fotografica regolata per la macrofotografia; ho un’irrefrenabile passione a ritrarre tutto quello che di più piccolo esiste nel nostro mare perché purtroppo la scarsissima visibilità non permette quasi mai scatti ambiente di buona qualità.
Mentre ero intento a fotografare delle uova di Doride mi sento osservato, alzo la testa e in quel momento mi rendo conto che un delfino è lì a meno di un metro da me, in candela, a testa in giù immobile ad osservarmi.
Per un attimo vengo preso da un senso di timore: incredulo avviso il mio compagno d’immersione per testimoniare ciò che avevo visto, poi cerco Enrico l’altro mio compagno d’immersione che munito di videocamera avrebbe ripreso l’incontro. La frenesia di cercare una prova dell’evento mi porta a scuoterlo perché in quel momento era infilato in un buco per riprendere un astice. Finalmente si gira e capisce l’importanza della situazione riprendendo immagini che ancora oggi molte persone ci invidiano.
Il delfino continua a giocare con noi per tutto il tempo, ci sfreccia veloce in ogni direzione e noi rimaniamo sott’acqua per raccogliere ogni attimo di gioia arrivando ad esaurire tutta l’aria a disposizione.
Raggiunta la superficie, dal gommone ci urlano: “Ragazzi avete visto c’è un delfino!”; noi rispondiamo che era già venti minuti che ci allietava con le sue piroette. A quel punto ci liberiamo del gruppo Ara e osserviamo le sue evoluzioni fuori dall’acqua. Si avvicinava sotto di noi soffermandosi a pancia in su emettendo bolle dallo sfiatatoio. Nessuno voleva andarsene e svegliarsi da quel bellissimo sogno, ma purtroppo era necessario rientrare; la giornata in mare era giunta al termine. Prima di salpare, vogliamo salutarlo trovandogli un nome proprio: non sapendo se fosse maschio o femmina Giuseppe, per gli amici della Gian Neri Cech, ci suggerisce il nome Andrea perché così non avrebbe creato dubbi nel momento di identificazione del sesso.
Il giorno seguente e per tutto il mese di maggio ci siamo recati nello stesso punto per effettuare altri tuffi, speranzosi di poterlo rincontrare. Ogni volta che ormeggiavamo alle Piramidi, dopo circa una quindicina di minuti arrivava a farci compagnia. La felicità e l’incredulità di tanti soci Gian Neri continua ancora oggi a farmi pensare alla fortuna che abbiamo avuto.
Curiosi di ricevere informazioni su questo strano comportamento, coinvolgiamo La Fondazione Cetacea di Riccione. Ci viene chiarito che Andrea contrariamente a quello che credevamo noi è un maschio abbastanza giovane, e che è possibile identificarlo per una macchia presente sulla pinna caudale.
Marco Affronte biologo della fondazione ci spiega che l’avventura a cui abbiamo assistito è molto rara, sono documentati infatti solo novanta casi al mondo in cui i delfini abbandonano il branco per socializzare con l’uomo. Questi animali però si affidano e legano così tanto con l’uomo che per cattiveria o per disgrazia muoiono in poco tempo. Proprio per questo la Fondazione in collaborazione con noi della Sub Rimini Gian Neri, inizia un lavoro di raccolta dati per monitorare Andrea. Dopo un mese di immersioni il delfino si assenta; ciò ci rattrista ma allo stesso tempo ci fa’ sperare che abbia raggiunto un branco e che abbia ripreso la vita naturale. Ma quando apprendiamo che il nostro tursiope viene avvistato presso altri lidi come Cesenatico e Ravenna, Fondazione Cetacea e Gian Neri decidono di convocare una conferenza stampa per comunicare il giusto comportamento nel caso si incontri il delfino. Questo decalogo comportamentale viene redatto per difendere l’incolumità del nostro nuovo amico.
Da settembre, con la fine della stagione estiva, gli avvistamenti si fermano: il delfino potrebbe essersi spostato a sud in acque più calde ci spiega Affronte.
Poi, a un anno dal primo avvistamento, era il 25 aprile 2009, mentre passeggiavo sulla spiaggia con i miei figli, una telefonata mi avverte che Andrea è tornato: alcuni ragazzi della Gian Neri usciti per le prove di corso mi comunicano euforici che hanno visto un delfino proprio lì dove nella primavera del 2008 era avvenuto il primo incontro.
In tutta fretta organizzo un’uscita per il pomeriggio stesso e, muniti di telecamere e macchine fotografiche speriamo di documentare nuovi incontri, sempre seguiti da due ricercatrici della fondazione Cetacea.
Arrivati sul punto mi immergo per assicurare l’ormeggio, l’acqua è torbida, e fatico un poco ad orientarmi, ma ad un tratto sento il classico richiamo sonoro ed ecco la sagoma del delfino: Andrea è tornato!
Risalgo e tutto il gommone è già in fermento. Ricerchiamo i segni distintivi: è sicuramente un maschio più grande: ovviamente è passato un anno. L’unico dubbio è la mancanza dell’evidente segno sulla coda, ma le ricercatrici ci spiegano che con il passare del tempo la macchia può scomparire. Rispetto all’anno scorso sembra che Andrea cerchi maggiormente il contatto con l’uomo: si avvicina gradendo lo strofinamento col ruvido dei nostri guanti e con salti e giochi d’acqua si avvicina cercando carezze e contatti.
Cerchiamo di limitare al massimo tutto ciò, ma nascondendoci sotto l’alibi scientifica lo accarezziamo nell’intento di girarlo per identificare il sesso e nuovi segni distintivi.
Andrea lo prende come un gioco e alla ricerca di effusioni emette la serie di bollicine dallo sfiatatoio che ci lascia disorientati.
Dobbiamo dire basta: il decalogo di comportamento diramato l’anno scorso ci impone di limitare al massimo l’interazione e a malincuore stando attenti a non ferirlo con l’elica del motore, ci allontaniamo.
Tutti i ragazzi della Gian Neri che in quei due anni hanno avuto modo di giocare con Andrea possono ritenersi subacquei fortunati perché è estremamente raro essere protagonista di quella meravigliosa esperienza legata al delfino Andrea.
Finisco questo righe di nostalgia fantasticando un po’. E se domenica scorsa (25 aprile 2021) fosse stato Andrea con i suoi amici che ripassava a salutarci.
La fortuna continua a baciarmi: dopo una decina di giorni senza delfino, durante un’esercitazione della protezione civile mi vedo affiancare da Andrea e da un altro delfino.
Il compagno è evidentemente più selvatico e si avvicina con molta diffidenza. È comunque bellissimo vederli sfrecciare ed avvitarsi insieme.
Foto e Testi: Filippo Ioni