L’Aquila | 6 Aprile 2009 – 6 Aprile 2021

Oggi ricorre il dodicesimo anniversario della tremenda sequenza di scosse sismiche che devastò la Regione Abruzzo ed in particolar maniera la Città dell’Aquila e relativa provincia. Purtroppo perirono 309 persone e gran parte della popolazione fu sfollata. Tutt’ora si possono ancora vedere i segni di quel sisma: Paesi interi abbandonati, fabbricati lesionati e mai più ristrutturati, attività chiuse per sempre.

Noi ricordiamo quel periodo di dodici anni fa con grande dolore, ma anche con grande orgoglio, convinti di aver dato tanto a quella gente ed anche a noi stessi, seppur con un minimo contributo..

Diversi nostri Soci si recarono a più riprese, sia nel campo di accoglienza di Piazza d’Armi in L’Aquila, sia nel più modesto campo di Villa S. Angelo, interamente gestito per sei lunghi mesi dal Coordinamento di Rimini.

Non fu un’esperienza facile per i Volontari, alcuni di noi si recarono già sul posto nei primi giorni dell’emergenza, quando ancora si cercavano le persone sotto alle macerie e risultava prioritario costruire un grande piazzale per allestire le tende della Protezione Civile. I nostri turni duravano una settimana e riguardavano le più svariate mansioni, alcuni si occupavano della cucina, a fornire centinaia di pasti agli sfollati ed ai soccorritori, altri si occupavano della logistica, della manutenzione e della continua trasformazione dei campi, per cercare di dare il massimo confort a quelle povere famiglie.

<<Ricordo uno dei primi turni che feci a Villa Sant’Angelo>> racconta Michele <<Il mio ruolo fu di operatore nel container della segreteria d’emergenza, tuttavia sfruttai spesso le mie competenze lavorative, disegnando e progettando opere e modifiche per la “Cittadella” da sottoporre al Capo Campo, a seconda delle esigenze.. Fui talmente impegnato che per una settimana intera mai vidi il paese devastato a meno di 200 metri da noi; lavoravo incessantemente dalle 7 alle 21..>>, ed ancora <<le ferite ed i lutti subiti erano ancora freschi e le persone venivano continuamente in segreteria a cercare ogni piccolo conforto.. E’ stata dura, psicologicamente, assecondare queste persone>>..

Esperienze che segnano, molto dure. Ed anche esperienze che ci fanno crescere, se pensiamo di aver passato almeno sei mesi in tanti turni, dalla posa e costruzione dei primi campi di accoglienza, alle prime edificazioni delle casette in legno, dove finalmente la popolazione poté passare il rigido successivo inverno.

Le ferite del terremoto dell’Abruzzo sono ancora evidenti. Sono trascorsi dodici anni, sono avvenute in seguito tante altre emergenze (e pure due importanti altri terremoti), però quelle persone si ricordano ancora di noi (i subacquei che pelano le patate) ed ogni tanto vengono pure a trovarci..