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Una funambolica lampadina

Finalmente il cado fa capire che l’estate è alle porte, le temperature dell’acqua salgono velocemente. In una settimana siamo passati da 16 gradi sul fondo a ben 22 gradi, forse troppi ma il mare calmo e il sole cocente riescono in fretta a scaldare i primi metri, quando arriveranno le prime ondine le temperature ridiscenderanno nella noma di stagione.

Comunque il caldo rende gradevoli anche prolungate permanenze sott’acqua e la vita sugli scogli diventa sempre più frenetica. In particolare è tutta una fioritura di un particolare briozoo “Bugula”, colonie arborescenti di animaletti dall’aspetto di ciuffetti di erbetta arancione.

A parte il tono di colore vivace che danno alla scogliera, questo particolare briozoo è la base alimentare di diversi nudibranchi tra i quali il colorato lampadina.

Per tutta l’immersione ho cercato sperando di scovarne almeno uno e verso la fine eccolo “Janolus cristatus” volgarmente chiamato lampadina;

Si tratta di un nudibranco che vive nelle batimetriche comprese tra la zona di marea ed il coralligeno (quindi più o meno da pochi metri fino ai 40-50 metri di profondità). Vive su fondi ricchi di sedimento, è stato segnalato in tutto il Mediterraneo e anche nelle acque della Norvegia.

Rispetto allo janolus che si può incontrare sul Tirreno, piuttosto azzurrino, il nostro ha una colorazione di un giallo vivo, certamente determinata dalla colorazione della bugula di cui è ghiotta.
Cerata trasparenti a forma di lampadina, in cui sono visibili le estremità dell’apparato digerente, corpo di colore giallo-bianco fino a bruno, talvolta azzurro-blu. Rinofori e cerata dello stesso colore del corpo, fatta eccezione per la parte terminale, blu acceso. Alcuni esemplari, per via dei cerata, possono essere confusi con i nudibranchi del sottordine Aeolidacea, ma a differenza di questi non sono dotati di cnidosacchi contenenti cnidocisti e la posizione dell’ano è differente.

Non è piccolo, può crescere fino a 8 centimetri.

Fino ad ora l’ho chiamato “Janolus cristatus” essendo il nome con cui lo abbiamo chiamato fino a pochi anni fa e molti ancora non digeriscono la nuova tassonomia che lo identifica come: Antiopella cristata.

Ben tornata Antiopella. Un tempo il nudibranco in foto era conosciuto come Antiopella cristata, divenne poi Janolus cristatus ma dall’anno scorso la specie è tornata al vecchio nome.
Questo ritorno è dovuto, come spesso accade, ad uno studio genetico e morfologico che non si ferma mai.

 

Autore testo e foto: Filippo Ioni