Chi di noi non ha avuto il suo primo approccio subacqueo con il mare, tentando di strappare, con la testa appena sotto il pelo dell’acqua, un pugno di cozze dalle nostre scogliere?
Chi di noi non si è spinto oltre, nei sassi più profondi, vicino alla sabbia dove le cozze sono un po’ più grasse?
Chi non ricorda il mal di orecchi e le infinite apnee di quasi cinque secondi?
Chi non ha acquistato, per migliorare i suoi record, una maschera con tubo e tappo incorporato e un fucile ad elastici per poter sparare sdraiato sul pelo dell’acqua a increduli tordi o paganelli?
Ecco, questi sono stati negli anni ’60 i subacquei riminesi o almeno quasi tutti.
Eppure già si parlava di subacquei che avevano vinto il mal d’orecchi e che “tiravano” le apnee addirittura per qualche minuto; alcuni “superuomini eroici” si immergeva persino con le bombole. Bisogna quindi crescere, informarsi, aggiornarsi, allenarsi e farlo da soli non era molto stimolante. Nascono così i primi gruppi che poi diventano associazioni sportive; nasce così anche la Gian Neri: la chiamano così per commemorare uno sportivo riminese, che militava nelle file dell’atletica leggera, forse nemmeno amante del mare, ma sportivo amico degli sportivi del mare, tragicamente scomparso.
Siamo nei primissimi anni ’70, bastano 15 nomi, uno statuto scopiazzato da qualche altra associazione sportiva e riadattato per gli amanti della pescasub e 15 tessere di iscrizione per affiliarsi ad una Federazione di pescatori con la canna che ai subacquei garantiva un po’ di spazio: la F.I.P.S. (Federazione Italiana Pesca Sportiva) diventata poi F.I.P.S.A.S. dove A.S. sta proprio per attività subacquee.
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Comincia così la piccola-grande storia della nostra Gian Neri e la sua avventura dei primi anni ’70.
La passione per il mare, nel mondo dei subacquei di provincia, prende subito due strade: chi si allena alla pesca subacquea in apnea, i pescatori, e chi si specializza nell’uso dell’autorespiratore, i bombolari. Sicuramente ci sono stati anche momenti di confusione, dovuti forse alla novità: a volte i bombolari portavano in immersione il fucile, non proprio per legittima difesa; a volte i pescatori allungavano le apnee con un po’ di ossigeno “ciucciato” dall’ARO (autorespiratore ad ossigeno) portato a Rimini da qualche pioniere dell’ultima ora. La legge in quel momento lo permetteva.
La fine degli anni ’70 porta una legge nuova: le bombole e gli ARO devono servire solo per l’esplorazione, la pesca va fatta esclusivamente in apnea.
Le due strade prendono quindi un’identità ben distinta: alcuni apneisti non troppo prestanti (che ricordano tanto la favola della volpe e dell’uva), diventano bombolari puri; bombolari stanchi di scarrozzare quintali di attrezzatura per una misera mezz’ora di immersione diventano apneisti e cacciatori altamente selettivi: seppie, paganelli e tordi. Naturalmente questa categoria di fulminati da Damasco era soltanto una sparuta minoranza, anche se sicuramente la più compagnona.
Sicuramente da quegli anni la Gian Neri trasse meriti federali importanti, grazie ad atleti di ottimo livello e nel contempo grazie a bombolari, sempre più aggiornati, sempre più tecnici, sempre più sicuri.
Nei primi anni ’80 nella Gian Neri l’apprendimento ed il successivo travaso ad altri delle tecniche di immersione con autorespiratore, proprie della F.I.P.S.A.S. e della CMAS (Comitato Mondiale Attività Subacquee), parte per la tangente: la didattica esplode, nasce una scuola in piena regola che piano piano porta anche Rimini al passo coi tempi.
La scuola diventa dunque il polo trainante della società.
Il contributo economico di chi alla Gian Neri pagava per avere un’istruzione, garantiva all’associazione la sopravvivenza della scuola e la scuola garantiva la continuazione della vita dell’associazione: chi si chiedeva se era nato prima l’uovo o la gallina, restava senza risposta.
L’aggiornamento e l’allenamento continuo dei soci creò in seno alla Gian Neri un gruppo specializzato che per oltre un decennio sopperì degnamente alla mancanza a Rimini di un nucleo sommozzatori dei Vigili Del Fuoco.
Fu un decennio di continue specializzazioni, sotto la spinta emotiva dei purtroppo frequenti interventi richiesti; l’esigenza di migliorarne i risultati affinò il gruppo, portandolo all’altezza giusta per passare nei nuclei specializzati dei volontari della Protezione Civile.
Sempre negli anni ’80 la Gian Neri iscrisse sé stessa e l’intero gruppo specializzato, denominato “Delfini Blu”, nei ruolini della protezione civile, organizzata allora dalle Prefetture per conto del Dipartimento centrale del Ministero degli Interni.
L’acquisizione di nuove tecniche e l’allenamento alle attività di protezione civile specializzarono il gruppo ad interventi specifici di carattere professionale: taglio e saldo, mute stagne, rilievi, fotosub e cinesub. Gli istituti regionali preposti alla formazione al lavoro della gente di mare affidano agli istruttori della Gian Neri l’istruzione professionale nei corsi per operatore tecnico subacqueo e per pescatore subacqueo.
Gli istruttori sono gli stessi che si specializzano all’insegnamento a due utenze diverse: professionisti e sportivi. La Gian Neri, a cavallo degli anni ’80 e ’90, vive il culmine della didattica: la scuola sforna migliaia di brevettati e la passione spinge molti soci all’ottenimento di brevetti di livello superiore; sorge inoltre l’esigenza di una maggiore capillarità sul territorio e nascono a Bellaria, a Riccione e a Novafeltria le consorelle Gian Neri Bellaria, Gian Neri Riccione e Gian Neri Valmarecchia.
Dalle fisiologiche diaspore, tipiche delle associazioni sportive, nascono anche altre associazioni e agenzie subacquee che nel territorio contribuiscono al diffondersi della subacquea.
In questo la Gian Neri, passione o ex passione di tutti i subacquei riminesi e del circondario che hanno cominciato ad imbiancare o a perdere i capelli, ha grossi meriti. Già, perché un’associazione sportiva non è solo un aggregante per un gruppo di atleti o per uno staff di tecnici; è un momento di socializzazione. E alla Gian Neri questo momento dura dagli albori degli anni ’70 e tutti ci auguriamo che duri ancora per molti lustri.