Sub Rimini Gian NeriSub Rimini Gian Neri

Che notturna…

Partire al tramonto e arrivare alle piramidi con il sole che sparisce all’orizzonte in un’esplosione di arancione… la spettacolarità di una notturna inizia da qui, quando comincio a prepararmi per andare giù e fisso lo sguardo sul crepuscolo che inizia.

È la prima notturna della stagione, ci hanno raccontato meraviglie delle due precedenti: visibilità mai vista, tanta vita, tanti incontri memorabili. A me basterebbe vedere un lampadina, sono due anni che non li ammiro. Forse perché è la prima specie di nudibranco che io abbia mai visto, ma resta il mio preferito in assoluto.

Così mi butto, il tempo di un ok, poi io e Federico seguiamo la cima fino alla piramide. E sto già bene, mi sento in pace, avvolta dal buio e dal mio respiro.

Comincio a infilare il naso e la torcia in tutti i buchi: occhietti rossi mi guardano in fondo a una rientranza. Gamberetti maggiori, parapandalo, gamberetti di porto…ci sono tutti!

Una corvina scoda per nascondersi più in profondità nella sua tana, riesco a vedere solo il giallo della livrea.

Le bavose fanno capolino dai loro nascondigli, in una cozza una di loro sta ossigenando le uova attaccate alle valve. Illuminandola con la torcia le vediamo rilucere opalescenti.

Un improvviso sbuffo di sabbia ci fa scattare come due segugi vicino alla roccia per capire cosa si è mosso… una cicala sta saltando veloce da un punto all’altro della piramide spaventata dalla luce.

Gli epizoanthus ricoprono rocce e mitili, con i polipi in continuo movimento per la lieve corrente sul fondo. Sembrano un tappeto di fiori.

E finalmente l’incontro che aspettavo, Federico trova un lampadina! È grande, riesco a vedere il giallo del suo corpo anche senza torcia, con i cerati che ondeggiano come un ventaglio. È bellissimo!

E subito dopo un secondo lampadina, in compagnia di una polycera hedgpethi, che non avevamo ancora avuto il piacere di incontrare alle piramidi!

Ci spostiamo sulla sabbia sperando di imbatterci in qualche seppia o calamaro, e lì vedo qualcosa che si muove vicino alla cima che sto seguendo… due paguri si stanno contendendo una conchiglia che tirano in mezzo a loro, lottando fieri. Stanno cercando di conquistare entrambi una nuova casa e la battaglia è infuocata! Il più piccolo pizzica il più grande a tradimento, ma quello risponde dandogli una botta con la chela… non riesco a trattenermi, scoppio a ridere!… No! Ho spaventato il più piccolo, che sta correndo via dalla parte opposta, mentre il più grande trascina via la sua conquista.

Il paguro, diffusissimo nel nostro Adriatico, vive su fondali sabbiosi e rocciosi dove si muove continuamente alla ricerca di cibo. A differenza di tanti crostacei che hanno una corazza per proteggere i loro organi interni, il paguro ne è sprovvisto. Ma è un animale sveglio e furbo, che è stato capace di adattarsi all’ambiente. Per proteggere il suo piccolo corpo ricurvo e fragile cerca un guscio che possa adattarsi alle sue dimensioni e che occupa facendolo diventare la sua casa. La conchiglia che conquista diventa il riparo in cui rifugiarsi quando si sente minacciato.

Non occupa la conchiglia uccidendo il suo precedente occupante o rubandogliela, si limita a entrare in quelle di molluschi morti. Quando cresce e la sua conchiglia diventa troppo stretta, il paguro inizia a cercarne una più grande per traslocare. Ma non è così semplice!

Le contese per le conchiglie vuote diventano battaglie epiche tra questi esserini che hanno un aspetto dolcissimo ma anche un caratteraccio molto litigioso e combattivo. Sono capaci di pizzicarsi per ore per appropriarsi della loro nuova casa.

Questa volta però l’esito della battaglia non l’hanno deciso la forza o la furbizia, ma una subacquea poco discreta!

Nella foto un Paguro Peloso “Pagurus cuanensis

Pagurus cuanensisI paguri sono crostacei decapodi della superfamiglia dei Paguroidei.  Assomigliano ai granchi, ma non lo sono ed al contrario di questi sono animali dal corpo vulnerabile che difendono utilizzando delle conchiglie vuote di molluschi, portandole con sé come protezione.

Gli adattamenti che i paguri hanno sviluppato per questo stile di vita sono un addome molle e asimmetrico, che si adatta agli spazi interni delle conchiglie nelle quali l’animale si ripara, e le appendici addominali modificate che consentono di far aderire saldamente la conchiglia al corpo.

Solitamente usa la sua chela destra (la più grossa) per chiudere l’entrata della conchiglia in cui si trova.

Quando crescono, i paguri abbandonano le conchiglie, ormai troppo piccole per ospitarli, effettuano la muta e cercano una nuova conchiglia.

I paguri vivono spesso in simbiosi con le attinie, che si istallano sulla conchiglia e si avvantaggiano, in quanto acquistano mobilità e si nutrono dei resti alimentari del paguro; quest’ultimo, dal canto suo, viene camuffato dalla presenza dell’attinia e difeso dai suoi tentacoli urticanti.

Sui fondali Romagnoli ne esistono di diverse specie, questo è un Pagurus cuanensis. Ha chele diseguali, con la destra leggermente più grande, occhi pedunculatus, antenne filiformi e segmentazione, carapace allungato. La colorazione è bruno rossiccia con macchiettature chiare. Le chele e gli arti sono ricoperti da una foltaeluria da cui il nome comune Paguro Peloso.

 

Autore testo: Virna Marcacci
Autore foto: Filippo Ioni