Esercitandomi col Balestra

Ogni tanto anche lo staff istruttori torna a scuola, mantenersi aggiornati è importante e la nostra federazione puntualmente ci incita a recepire le novità.

Lo scorso fine settimana i vertici della didattica Romagnola si sono visti qui alla Gian Neri per un’esercitazione comune, obbiettivo provare nuovi esercizi e metabolizzare nuovi concetti per una didattica sempre più al passo con i tempi.

Fieri li portiamo alle nostre Piramidi speranzosi di poter mostrare quelle che per noi non è solo un campo scuola ma un punto di immersione che sempre più spesso regale emozioni e nuovi incontri.

Le condizioni dell’acqua non erano il massimo, peccato, ma non è detto magari una sorpresa e dietro l’angolo.

Decido di affrontare l’esercitazione accompagnato dalla mia inseparabile macchina fotografica, mi dico, visto che comunque me la porto sempre dietro è giusto che io sia capace a gestire gli esercizi e l’assetto anche con una mano in meno e un peso in più. E’ evidentemente una difficoltà, ma l’incontro speciale non aspetta e se non sei pronto con la macchina le occasioni si perdono.

E manco farlo apposta, ho la riprova delle mie affermazioni.

Come punto scegliamo un castello un po’ in periferia in modo da lasciare quelli più vicini a chi conosce meno il sito. Una bellezza fare gli esercizi tra banchi di Boghe e Cefali, ma appunto l’occasione da non perdere arriva. Tra le boghe un mansueto pesce balestra fa capolino; di solito sono schivi e irrequieti, ma questa volta no, se ne stava lì a guardarci mentre facevamo gli esercizi come a non capire bene cosa stessimo facendo.

Non interrompiamo l’esercitazione, ma alla fine quando oramai abbiamo provato tutto, accendo la macchina fotografica e mi metto in agguato sperando di poter fare un buon scatto. La visibilità non aiuta, ma lui è meno timido del solito e si avvicina sempre incuriosito.

Dedico quindi gli ultimi minuti a dimostrare che le immersioni didattiche non sempre sono noiose, ma anzi spesso riservano piacevoli sorprese.

Il pesce Balestra, nel Mediterraneo, rappresentato da una sola specie dalla forma inconfondibile. “Balister Carolinensis”.

Ha corpo ovale, molto compresso lateralmente e piuttosto alto. E’ ricoperto di pelle spessa, cuoiosa e armata interamente di placchette a losanga, che formano una specie di corazza. La testa termina con un muso appuntito. Le aperture branchiali sono ridotte a delle fessure inclinate, situate poco al disopra dell’inserzione delle pinne pettorali. L’occhio è piccolo, situato molto in alto verso il profilo superiore della testa e da esso parte un solco diretto in avanti. Le aperture nasali sono piccolissime, di forma rotonda e situate molto vicine al margine anteriore dell’occhio. La bocca è piccola, con labbra grosse e carnose e porta sulla mascella superiore due file di denti accostate tra loro. Nella mandibola è presente una sola fila di otto denti di cui i centrali più robusti.

Le pinne dorsali sono due. L’anteriore è formata da tre spine che si possono ripiegare indietro alloggiandosi in un solco dorsale. La posteriore è ampia e a ventaglio, molto simile alla anale alla quale è opposta.
La colorazione va dal grigio piombo a grigio azzurrastro, con riflessi verdastri sui fianchi e biancastri sul ventre. Sul dorso grigio violaceo.

Qui per Rimini è considerato un alieno, cioè una specie non autoctona, ma tipica di mari più temperati come il Mar Rosso e il mediterraneo del sud, quello che bagna l’Egitto, la Turchia.

 

 

 

 

Autore Testo e Foto: Filippo Ioni